Fino agli anni Sessanta era un disturbo maggiormente diffuso nelle classi agiate, ora la sua distribuzione è più omogenea e riguarda indistintamente le diverse classi sociali. È inoltre un disturbo che sembra essere molto più frequente in specifiche categorie occupazionali, quali le professioni che rientrano nel mondo della moda e della danza. L’esordio più comune e frequente dell’AN è nell’adolescenza e si caratterizza per una intensa paura di aumentare di peso o diventare grassi. È pertanto evidente in una marcata perdita ponderale e nel raggiungimento di un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute ‑sica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso corporeo inferiore al minimo normale secondo l’Indice di Massa Corporeo (Body Mass Index) BMI = peso (Kg) / Altezza (mt)²) oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo previsto. Il sottopeso è indicato da un risultato inferiore a 18.5. La perdita di peso è perseguita attivamente attraverso il ricorso a diete ferree e ipocaloriche, digiuno e/o attività ‑sica eccessiva, oppure con condotte di eliminazione quali vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi. Alcune volte il disturbo è breve, il sintomo è la spia di un malessere che viene prontamente riconosciuto e tende a guarire senza alcuna cura o attraverso dei percorsi di trattamento rapidi, ma il più delle volte tende a persistere e risulta necessario un trattamento specialistico più complesso. Non è raro che all’interno di questo disturbo si manifestino comportamenti bulimici, infatti circa la metà delle persone migra verso una diagnosi di bulimia nervosa. Vi sono poi una serie di sintomi come la depressione, il deficit di concentrazione, la perdita dell’interesse sessuale, l’ossessività e l’isolamento sociale associati alla perdita di peso che spesso scompaiono con la normalizzazione ponderale.
Nella maggior parte dei casi, il 10-20% delle persone con AN sviluppa una condizione cronica che persiste per l’intera vita, compromettendo gravemente il funzionamento interpersonale e la carriera scolastica o lavorativa. Le persone con AN hanno una mortalità tra le 5 e le 10 volte maggiore di quella delle persone sane della stessa età e sesso: il tasso grezzo di mortalità è intorno al 5%, conseguenza della denutrizione o di casi di suicidio. Fattori prognostici positivi sono la giovane età e la breve durata della malattia, e soprattutto un intervento tempestivo ed efficace; mentre quelli negativi sono la mancanza di una presa in carico adeguata, la presenza di problematiche mediche e psichiatriche in concomitanza con l’AN.