Si tratta di una categoria di disturbi che vede la compresenza sia dal punto di vista sintomatologico che eziologico di problematiche legate sia alla sfera fisica che psichica. Il ruolo delle dinamiche psicologiche è pienamente riconosciuto e quindi di primaria attenzione. L’utilizzo del corpo può essere declinato sia come l’estremo controllo nell’assunzione del cibo (attraverso le condotte restrittive), o al contrario come la perdita di autoregolazione con agiti impulsivi (abbuffate nella bulimia e nel disturbo da Binge-Eating).
Molto spesso le informazioni fornite dai media sulle cause dei DA non sono sempre corrette, e vanno così ad aumentare i dubbi di chi ascolta. “È una scelta personale o una malattia?”, “È dovuto alla pressione dell’ideale di magrezza esercitata dai media e dal mondo della moda?”, e soprattutto “Di chi è la colpa?”, “È un problema che nasce da un cattivo rapporto con i genitori o solo con la mamma?”. Non c’è una risposta semplice ed univoca a queste domande. Gli studi e le ricerche più recenti sembrano indicare che derivino dalla combinazione di diversi fattori: le caratteristiche specifiche di ogni individuo (genetiche ed individuali) e la sua storia di vita (che senza dubbio influenza il modo in cui ci si rappresenta se stessi, gli altri e il mondo con il quale si entra in relazione).
Dei fattori di rischio generali, vale a dire quelle condizioni non modificabili che aumentano il rischio di sviluppare un DA, fanno parte:
- Genere femminile
- Adolescenza e prima età adulta
- Ideale mediatico e socio-culturale di magrezza
I fattori di rischio individuali si riferiscono invece, a condizioni che colpiscono in modo specifico il sottogruppo di individui che sviluppa il disturbo dell’alimentazione. Di questi fanno parte:
- Condizioni familiari psicopatologiche (disturbi dell’alimentazione, obesità, depressione, alcolismo, tratti ossessivi e perfezionistici)
- Eventi di vita precedenti lo sviluppo del disturbo dell’alimentazione (complicazioni ostetriche/perinatali, problemi con i genitori, abusi sessuali, esperienze di derisione per il peso e la forma del corpo, esperienze traumatiche, lutti, lavori o attività ricreative che incoraggiano la magrezza)
Infine, è necessario considerare anche le caratteristiche proprie dell’individuo, in quanto le ricerche hanno evidenziato tratti specifici di chi è colpito da un DA. Tra queste possiamo individuare:
- Obesità
- Problemi alimentari e digestivi nella prima infanzia
- Disturbi d’ansia
- Disturbi dello sviluppo
- Funzionamento neuropsicologico (deficit cognitivi ed emotivi)
- Comportamenti disfunzionali (dieta)
- Processi psicologici (controllo ed eccessiva preoccupazione del peso e forma del corpo)
Il ruolo delle esperienze traumatiche
Chiunque, ad un certo punto del proprio percorso di vita, può trovarsi a dover affrontare un’esperienza traumatica, la cui risoluzione può essere molto complessa e/o rimanere bloccata nel tempo. Siamo tutti potenzialmente vulnerabili ai traumi: adulti, anziani, bambini, ricchi e persone poco abbienti, esseri umani capaci solitamente di superare grandi difficoltà.
Ma facciamo un passo indietro e partiamo dall’inizio. Che cos’è il trauma, o meglio, il trauma psicologico? Perché alcune situazioni sono traumatiche ed altre no? Perché alcune esperienze sono traumatiche per alcuni di noi e non per altri? E soprattutto, che ruolo rivestono all’interno dei DA?
Le parole trauma e psiche derivano dal greco: la parola trauma deriva dal greco “trauma” e significa “ferita”, “lacerazione”, “danno”; la parola psiche proviene dalla parola “psychè” e la traduzione è “anima”. Possiamo riferirci al trauma psicologico come ad una ferita dell’anima. Queste “ferite dell’anima” sono esperienze con un impatto emotivo così intenso e negativo da impedire alle persone di continuare a “vivere” ed “essere come prima”. Possiamo anche riferirci al trauma e distinguerlo in trauma con la “T” maiuscola e con la “t” minuscola. Della prima distinzione fa parte tutto ciò che coinvolge in primo luogo il corpo; eventi quindi, che possono portare alla morte o minacciare l’integrità fisica propria o delle persone care (per esempio, omicidi, aggressioni, gravi incidenti stradali, catastrofi naturali, lutti improvvisi e inaspettati, stupri, etc.). Esistono però anche una serie di situazioni del quotidiano quali umiliazioni ripetute, svalutazioni esperite da parte di familiari, critiche, trascuratezze emotive e negligenze da parte della figura di riferimento che sono definibili traumi psicologici con la “t” minuscola. Tuttavia, a prescindere dal tipo di trauma, è stato osservato che le reazioni e i sintomi dinanzi a questo sono le stesse, anche se, ovviamente, la risposta a tali eventi cambia da persona a persona. Inoltre, nonostante solo il 9-10% delle persone sviluppi un di-sturbo da stress post traumatico (PTSD) a seguito di un evento di tale natura, è stato riscontrato che nei restanti casi, il trauma resta silente e può essere considerato come fattore di rischio per l’insorgenza di altri disturbi psichici (sono stati stimati 52 tipi di disturbi legati ad eventi traumatici, tra cui episodi depressivi e anche i DA) andando ad incidere sull’equilibrio emotivo e fisico della persona. La ricerca attuale dimostra come le esperienze traumatiche, in particolar modo quelle vis-sute durante l’infanzia e l’adolescenza (le cosiddette Adverse Childhood Experiences, ACEs), siano un fattore di rischio implicato nella genesi e/o mantenimento della maggior parte dei disturbi psicologici tra cui anche i DA.
Il trauma interviene massicciamente nella strutturazione e formazione dello schema cognitivo di sé, contribuendo all’emergere di convinzioni irrazionali che ruotano attorno ai temi della responsabilità (“E’ colpa mia”), perdita del controllo (“Non ho più il controllo di nulla”), mancanza di sicurezza (“Sono vulnerabile”), autostima e senso di valore (“Non valgo”), senso di appartenenza (“Sono di-verso”). Inoltre può condurre a disregolazione emotiva, sintomi dissociativi, sintomi ansiosi e non di meno distorsioni delle propria immagine corporea. Il DA, attraverso ad esempio le condotte eli-minatorie e restrittive, può essere considerato la conseguenza disfunzionale del tentativo di far fronte agli eventi traumatici e alle emozioni ad essi associati.